Bestia a chi?
C’è differenza tra la detenzione umana e quella animale? In cosa differiscono le sbarre di una cella da quelle di una gabbia? La violenza è una risposta?
È l’isola più piccola dell’arcipelago toscano, abitata da poco meno di 150 anime. Si chiama Gorgona -un nome ostile ma affascinante- ed è un carcere verde, ‘un’isola dei diritti, dello Stato, dei detenuti e anche degli animali’. Un luogo che, come recita il cartello che accoglie i visitatori ‘restituisce persone migliori’. E la sua storia, bellissima, è tutta raccontata in un libro ( L’isola delle Bestie prenotabile sulla piattaforma di crowdfunding Produzioni dal Basso) dal napoletano Marco Verdone, medico veterinario omeopata che da 25 anni lavora nel carcere dell'isola. Attraverso 10 racconti Verdone si interroga, e soprattutto interroga il lettore, su un’idea ‘filosofica’ di detenzione, accomunando animali e uomini privati della loro libertà, potenzialmente all’apice della loro produttività, eppure reclusi o comunque destinati ad essere ‘sacrificati’ per produrre qualcosa di non necessario. Sfatando luoghi comuni e convenzioni insidiose, Verdone racconta una vita possibile oltre le sbarre, oltre la violenza, oltre il binomio forza/debolezza, demolendo definitivamente l’idea di superiorità della specie. I 70 detenuti di Gorgona lavorano la terra, producono formaggi e miele, vino che non bevono, perché sull’isola sono vietati gli alcolici. Imparano un mestiere, sono uomini felici, restituiti alla vita, sani, pronti per essere reinseriti nella società (la recidiva dei detenuti di Gorgona è del 20% contro una media nazionale dell’80%) e soprattutto imparano a prendersi cura degli animali (ce ne sono di appartenenti a tutte le specie domestiche: mucche, pecore, capre, maiali, galline, api, cani e gatti) che per Verdone “devono avere una vita e una fine degna”. Ed è in questa direzione, ad esempio, che è stata eliminata la macellazione (operazione che ha visto graziare, tra gli altri, la mucca Valentina e Bruna la scrofa) per riportare l’attenzione sulla condizione della dignità della vita, sia essa umana o animale, e su tutte le laceranti contraddizioni che questo cammino di riflessione comporta.
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