Tra le macerie con Davide D’Urso
Un romanzo che racconta l’esistenza precaria, quella dove non esisti se nessuno ti vede. E’ ‘Tra le macerie’ opera prima di Davide D’Urso che usa il call center come metafora di vita.
In principio fu Michela Murgia e il suo fortunatissimo ‘Il mondo deve sapere’ il tragicomico romanzo (tratto da un blog) che ha aperto uno squarcio sulla vita nei call center, facendone conoscere a tutti gli aspetti spesso deliranti, ai limiti dell’umana immaginazione. A distanza di otto anni da quella fortunata operazione editoriale (e poi cinematografica, Paolo Virzì ne ha tratto ispirazione per ‘Tutta la vita davanti’) il tema della vita logorante all’interno dei call center torna con un altro romanzo: l’autore è Davide D’Urso, il titolo del romanzo è ‘Tra le macerie’. Una scelta non meno evocativa di quella della Murgia, ma che emette un giudizio inappellabile, tranciando di netto ogni speranza possibile. ‘Tra le macerie’ è la storia di Marco, 30 anni, laureato in giurisprudenza che -tra un inbound e un outbound- sogna di fare il critico letterario, ma che è disposto a qualunque lavoro per racimolare qualche spicciolo, per sbarcare il lunario. Ma la precarietà raccontata da D’Urso, come spiega lo stesso autore, non è quella che vive oggigiorno, qualunque giovane della sua età, quella all’interno dei call center è una precarietà esistenziale: non esisti se non vendi, se non ti imponi all’attenzione dell’acquirente con un’offerta imperdibile, non esisti agli occhi del datore di lavoro se non porti a casa un numero soddisfacente di contratti. Le giornate, le settimane, i mesi, sono spesi ad inseguire in maniera affannosa, nevrotica, obbiettivi lontani come chimere, spesso senza soddisfazione alcuna. Nevrosi, concitazioni, frustrazioni sono presenti non solo nel contenuto, ma anche nella forma: la scrittura di D’Urso segue un ritmo molto serrato e ricche sono le pagine di riferimenti letterari altri, e di espressioni dialettali che hanno anche il compito di smorzare un po’ i toni, riportare il lettore su un piano più leggero di gioco, di svago, che riesca a strapare, comunque e sempre, un sorriso tra le macerie.