Lunedì, 07 Ottobre 2024

Tra i vigneti di Torrecuso, un tuffo nella storia dei Caracciolo

Un tempo era un feudo nobiliare, oggi è un paese abbarbicato sulle colline dove le vigne offrono allo sguardo un paesaggio quasi fiabesco, sospeso nel tempo. Torrecuso, nel beneventano, era uno degli oltre cinquecento feudi della famiglia Caracciolo, che oggi – spogliatasi dei titoli nobiliari ma ancora fortemente legata alle sue radici – trova nella cultura e nell’enoturismo una delle sue vocazioni più profonde.

Così Nicola Caracciolo (che accetta con un sorriso di farsi chiamare “duca”) ha condotto a Torrecuso domenica 8 settembre 2024 una passeggiata enoturistica per la giornata finale di “Scoperte in Vigna” ideata da Geppino Tolino. La manifestazione è stata inserita come tappa del progetto “Alla scoperta della cucina caracciolina in Campania, fra palazzi, conventi, vicoli e masserie”, legata al santo della famiglia, San Francesco Caracciolo.

La quarta edizione della manifestazione si è aperta con una visita a Palazzo Caracciolo (oggi sede del Comune di Torrecuso) dove è stata allestita la prima pinacoteca d’Italia dedicata esclusivamente al mondo vitivinicolo, mentre nella piazza del paese si apprestavano a partire bellissime auto d’epoca decappottabili per un giro a cielo aperto tra le vigne. Tra degustazioni dei prodotti tipici del territorio come la salsiccia rossa di Castelpoto e i vini rosati del Taburno,  il pranzo presso ristoranti e masserie locali, iniziative dedicate ai più piccoli, merita una menzione anche la sosta al Ponte romano Foeniculum noto per le vicende storiche della battaglia di Benevento dove morì Manfredi di Svevia, le cui spoglie furono temporaneamente seppellite alla base della “grave mora” citata da Dante nella Commedia. Suggestivo il racconto di Nicola Caracciolo, discendente di San Francesco Caracciolo, patrono dei Cuochi e compatrono di Napoli, sul legame con Napoli che, tra gli aneddoti, ha riferito anche quello degli occhialini scolpiti in marmo nella cappella della famiglia di Vico -Torrecuso -San Vito. “Sono gli occhialini che il Caracciolo, avendo fatto cadere i suoi durante una manovra militare alla quale era presente il re di Spagna, proprio da quest’ultimo ricevette un paio in sostituzione che il re consegnò con le parole "por bien ver". Caracciolo ottenne il privilegio di inserire nel proprio stemma gli occhialini del re e le regali parole”. A Napoli sono diverse le attestazioni della presenza dei Caracciolo, sepolti nella chiesa di San Giovanni a Carbonara nel seggio di Capuana, dove numerosi rami della famiglia avevano i loro palazzi. Qui si svolsero i solenni funerali di Carlo Andrea marchese di Torrecuso, grande di Spagna, celebre uomo d’armi, figlio di Galeazzo che rinunciò a titoli e ricchezze per seguire Calvino a Ginevra. Negli stessi anni viveva Francesco Caracciolo, che nel 1998 fu dichiarato patrono dei cuochi, per il legame strettissimo fra i Caracciolo e la buona tavola.

Ida Palisi
Author: Ida Palisi
Giornalista professionista, esperta di comunicazione sociale, dirige l’Ufficio Comunicazione Gesco. Collabora con il Corriere del Mezzogiorno per le pagine della Cultura.

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