Giovedì, 02 Maggio 2024

San Valentino, festa dell’Amore

14 febbraio, San Valentino.

Chi è innamorato aspetta questa festa che benedice l’amore e gli innamorati, e che racconta di regali e progetti, aspettative e desideri.

È il tempo in cui gli amanti si incontrano, in cui chi ha litigato fa pace e in cui si sente prorompente il bisogno di amore e ci si dedica alla coppia e all’incontro.

Sono più le donne, con il loro inguaribile romanticismo che aspettano San Valentino, gli uomini in genere subiscono questa festa o la liquidano come una delle tante ricorrenze commerciali senza troppo significato.

Invece, nella nostra società individualista e schermata, di narcisismo e di autorappresentazione, proprio perché travolti da ritmi serrati e presi da vite intense dedicate al lavoro, abbiamo bisogno di ritagliarci il tempo dell’amore, e chiederci che posto hanno le relazioni nella nostra vita.

L’amore è uno spazio, un modo di essere al mondo, un’apertura sull’essere insieme nella vita, pronti a raccogliere attraverso l’altro la sfida di attraversare luoghi inesplorati della nostra anima.

Diotima, la sacerdotessa leggendaria del Simposio di Platone, diceva che l’Amore è un demone perché non contempla la possibilità di essere felici.

È Diotima che sbugiarda il detto “vissero felici e contenti” delle favole.

Quello non è amore, forse è un calesse o qualcos’altro…

L’amore per la Maestra di Mantinea, che si rivolge a Socrate a agli altri filosofi indottrinandoli su Eros, è soltanto un ponte tra noi e gli dei, tra terra e infinito, e porta nella vita l’alterità, cioè ciò che non comprenderemmo mai senza il potere e la forza dell’innamoramento. Ecco perché Amore è Sophia, cioè saggezza.

Ma oggi l’Amore è saggezza?

O è solo aspettativa, bisogno, pretesa e risposta mancata?

Ce lo racconta la festa di San Valentino, la festa degli innamorati.

Si tramanda che nasce in epoca romana sulla scia degli antichi riti pagani dei Lupercalia, feste a sfondo orgiastico di cui ci racconta Ovidio nei Fasti e che sicuramente sono tra le più misteriose e affascinanti dell’antica Roma.

I Lupercalia erano rituali di purificazione nati al tempo di Romolo e Remo quando dopo un lungo periodo di sterilità la comunità riunita andò nel bosco per invocare la protezione di Giunone, e la dea attraverso il muoversi delle fronde rispose che per ritornare a essere feconde le donne dovevano essere “penetrate” da un caprone sacro. Da un etrusco arrivò l’interpretazione, secondo cui bisognava uccidere un caprone e dalle sue pelli estrarre alcune strisce con cui percuotere la schiena muliebre, dopodiché le donne beneficate dal rito, avrebbero partorito.

Da questa leggenda nasce quindi la festa dei Lupercalia, vero e proprio momento purificatorio che si festeggiava a Roma il 15 febbraio, dove era folcloristico vedere le matrone romane offrirsi a farsi percuotere la schiena da giovani uomini nudi, devoti al dio Fauno che correvano con le strisce di pelle di capra intorno al Palatino.

La festa di amore nasce quindi da un rito di purificazione: perché si possa diventare fecondi e capaci di creare qualcosa di nuovo bisogna fare spazio, abbandonare vecchie sovrastrutture.

Fu papa Gelasio che ritenendo il rito in contrasto con l’amore cristiano, abolì i Lupercalia, spostò la festa dell’amore al 14 febbraio e decretò patrono San Valentino che pare proteggesse in particolar modo le storie d’amore sfortunate e portasse la pace tra i fidanzati litigiosi donando loro una rosa.

A Geoffrey Chaucer il merito invece di aver unito Cupido a San Valentino.

Nel Parlamento degli uccelli, un poema in 700 versi che Chaucer scrisse in onore delle nozze tra Riccardo II e Anna di Boemia, Cupido infatti si associa al santo e in questo connubio di sacro e profano viene benedetto l’amor cortese.

Quanto è lontano oggi l’amor cortese in questi tempi di femminicidi dove se ricevi un no, la risposta arriva alla violenza.

Forse dovremmo recuperarlo quell’amor cortese che metteva il rispetto e la venerazione della donna sopra ogni cosa e che raccontava di elevazione di sé attraverso il provare intensamente amore.

Nel De Amore di Andrea Cappellano si nega completamente la morale religiosa, l’amore infatti oltre che segreto deve essere necessariamente extraconiugale, slegato da quei condizionamenti sociali che lo limitano e impoveriscono. Tuttavia se non si può realizzare il desiderio il Cappellano suggeriva di usare l’amore per l’amata come “ponte” verso l’elevazione del suo spirito. Aggiungo, come diceva Diotima, farlo diventare “sophia”.

Un monito per questi tempi.

Attivare uno sguardo interiore e comprendere il dono che l’altro ci fa e non perché risponde sì al nostro amore ma perché accende in noi la fiamma che ci porta a comprenderci meglio e a sperimentare uno stato più completo e profondo del vivere.

Perché l’amore prima della risposta e della reciprocità basta a sé.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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