Venerdì, 19 Aprile 2024

Camus e la morte assurda in chat

Di assurdo si muore.

Si suicida il sessantaquattrenne che si era finto donna in chat.

Si suicida un uomo che per un anno intero attraverso messaggi, proposte di matrimonio e utilizzando foto di una modella bellissima aveva coinvolto in una finta storia d’amore sul web un ventiquattrenne, Daniele, forse fragile, forse prigioniero di una solitudine disperata, e che l’anno scorso allo svelamento della vicenda si era impiccato.

Due morti, due suicidi legati a un amore malato.

Ma perché il sessantaquattrenne si era finto donna e aveva inscenato la macabra storia?

Per fare uno scherzo, diceva, forse per noia, per solitudine, o senza alcuna ragione. Uno scherzo durato un anno e finito con un ragazzo impiccato per amore. Un amore inesistente.

Storie di quotidianità straordinaria, storie di chat, di incontri non incontri, di fantasmi e proiezioni. Storie di inganni e solitudini avviluppate in rete, storie di impossibilità kafkiane e estraneità.

Una storia dei nostri giorni che sembra sottratta alle pagine di Camus.

Due giorni fa, il 7 novembre, nasceva il grande filosofo e scrittore esistenzialista Albert Camus che soleva narrare già nella metà del Novecento quell’inquietante estraneità sottile e pervicace che separa l’uomo dal mondo.

Per Camus la realtà non ha senso né ragione di essere, semplicemente accade e in questo inevitabile accadere si scava l’elemento di separazione con l’uomo, e si palesa l’assurdità. Nel romanzo “Lo straniero”, il protagonista Meursault è un impiegato di Algeri che vive in uno stato di apatia, di indifferenza alla vita, di scollamento. A un tratto gli giunge notizia della morte della madre e senza alcuna emozione va ai funerali, poi ha una storia di sesso con una donna, infine osserva ciò che si svolge intorno a lui come in un film. Non è partecipe della sua vita, è solo un osservatore distaccato. Litiga con due arabi incontrati per caso e minacciato con un coltello ne uccide uno a colpi di pistola. È completamente inerte e inconsapevole, non sa cosa fa, né perché lo fa. Ancora senza motivo né ragione spara quattro volte sul corpo inerte. Viene processato e condannato a morte ma ancora non c’è alcuna reazione da parte sua. È vinto dalla vita, il suo destino è “assurdo” ma fa parte del normale accadere, la vita non ha valore di per sé, è senza ragione, e gli atti umani non sono commisurati a nulla di ciò che si manifesta. “L’assurdo è un peccato senza Dio” scrive Camus.

Nell’inutile fatica del vivere si può solo essere stranieri e l’unica possibilità è data dalla rivolta, dalla ribellione; è la protesta in sé, il grido che dà senso alla vita. Camus condanna il suicidio per questo. Nel non suicidarsi di fronte al non senso c’è la ribellione umana ed è quella rivolta, a tratti eroica perché inutile, che restituisce senso all’esistere.

Nel mondo virtuale dove oggi siamo prigionieri crolla l’ultima barriera e ritorna acuita l’assurdità del nuovo esistere. Estranei a noi stessi, prigionieri di immagini finte cerchiamo di difenderci dalla solitudine esistenziale attraverso relazioni fittizie che si travestono di grottesco, dove siamo “portati”, trascinati dal non senso, dove si fanno cose per “scherzo” senza capirne la reale portata, dove capita che ci si suicida per fantasmi, dove si vive una vita non propria e accadono fatti, vicende di commistione che intersecano reale e immaginario, e dove finti sé e persone in carne e ossa, senza alcuna distinzione, si contendono lo scenario e il dolore del vivere.

La malattia di stare in un mondo liquido, oggi è “peste” senza alcuna speranza.

Ai tempi de “Lo straniero” c’era il grido di rivolta, quel pervicace resistere e restare. Oggi nel mondo fluido non c’è più rivolta, l’esile speranza dell’uomo che si oppone all’assurdo attraverso il suo stare al mondo viene travolta dall’assenza d’identità.

Non siamo più reali ma avatar e anche il restare sfuma nell’assurdo.

Come nella vicenda di due uomini che si suicidano, intrecciati a qualcosa che non ha  significato, né valore.

Eppure uniti sulla traccia di un’umanità perduta.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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