di Sergio D'Angelo
Un anno di guerra nel silenzio assordante dell’indifferenza. Ci siamo abituati a tutto. Non lo dico dall’alto di una autoproclamata superiorità morale, ma come semplice constatazione. Perciò accolgo con speranza eventi come le manifestazioni di oggi, che fanno risuonare nelle strade del nostro Paese la parola pace. È ancora troppo poco, però. Non basta, in uno scenario di guerra su procura, in cui la discussione si avvita esclusivamente intorno a quante e quali armi si debbano inviare. Inseguendo opzioni folli e irrealistiche, come quella che teorizza la fine della guerra solo con la sconfitta militare di una delle parti in causa.