Domenica, 28 Aprile 2024

La Rete e una gioventù ai minimi termini

Un tempo quando ci si svegliava si aprivano le persiane e ci si affacciava alla finestra per vedere se c’era la pioggia o il sole.

Oggi ci si sveglia, si accende lo smartphone e si dà uno sguardo ai social.

Viviamo con una specie di terza mano, che ci accompagna dappertutto, per strada non ci guardiamo gli uni con gli altri, guardiamo il monitor, o pigiamo convulsi i tasti per scrivere l’ennesimo messaggio.

La società degli eternamente connessi completamente disconnessi.

I ragazzi a scuola se non fissano il telefonino e i suoi centomila tutorial fissano il vuoto, dormicchiano dopo essere stati svegli gran parte della notte a chattare, per niente interessati all’insegnante che spiega.

Lo sguardo è lì, fisso sulla nuova droga: la rete che avviluppa e che rende estranei a se stessi, poco più che zombie, con poca energia per sopravvivere, poca forza, poco entusiasmo.

Una gioventù ai minimi termini.

Tutto accade nel virtuale, le relazioni, le amicizie, la comunicazione, gli amori… Gli odi, le discussioni, le litigate, i fraintendimenti, le riappacificazioni, nel tempo senza tempo di un universo cyborg dove ci si confronta con l’assenza del corpo, con la mente incapace di fermarsi a riflettere e dove tutto ha la velocità supersonica dei sogni.

Alcuni studi parlano di come l’uso di Internet possa avere effetti acuti a livello cerebrale e incidere sulle capacità cognitive, di attenzione, memoria e interazione sociale soprattutto tra gli adolescenti, a maggior ragione ora che l’accesso a Internet è diventato portatile.

E capita di vederli per strada i nuovi indifferenti indolenti. Poco nerbo, poca volontà, invasi dal modello virtuale cui non riescono ad opporsi, pronti sempre a una nuova dose di eroina/schermo che li sconnette sempre di più.

Non dormono, non mangiano… Chattano.

Vedono reels, ipnotizzati da qualcosa i cui meccanismi non comprendono fino in fondo. Gli occhi sempre fissi allo schermo, semi incoscienti perché in preda a una strana malia che li cattura.

Ai tempi di Omero c’era Ulisse che andava oltre le colonne di Ercole in cerca di conoscenza, e capitava che irretito dal canto seduttivo e ipnotico delle Sirene sceglieva di farsi legare all’albero della nave per resistere…

Oggi non si va oltre il bagno di casa, la sete non è di conoscenza ma di eterno stordimento… E il canto ipnotico del web cattura e seduce ma non trova nessun Ulisse legato all’albero Maestro.

Trova pesci consenzienti che cadono inermi nella rete delle Sirene, tra haters, influencer, like e balletti su TikTok.

Frattanto le scuole si aprono alla digitalizzazione e al Metaverso.

Dove finisce il corpo?

Il corpo che connette agli altri e ci connette a un sentire autentico, il corpo, portatore di consapevolezza e di senso del limite, il corpo principio di benessere e salute fisica e mentale… Il corpo sano, veicolo di umanità ed empatia, il corpo reale, principio di realtà?

Urge una riflessione che possa coinvolgere psicologi, neuropsichiatri, esperti di formazione, insegnanti e genitori.

Dove stiamo andando?

Siamo consapevoli del mondo che stiamo consegnando ai nostri figli?

Siamo in grado di mettere un argine e avviare i ragazzi a un uso consapevole del digitale?

O siamo anche noi avvolti nella nebulosa della rete a lanciare segnali di fumo al vuoto, persi in un blabla perpetuo, ipnotizzati in un’immagine, avvolti nella corsa, tesi ad inseguire il fantasmatico Altro che sparisce in un’emoticon?

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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