Mercoledì, 24 Aprile 2024

Ampi margini: versi per raccontare i nostri sogni in dialetto

“Ampi margini” è un libro necessario, necessario per ricordare, per calibrare e calibrarsi, per immaginare, per sognare. Ma è necessario, al contempo, anche per dimenticare, per lasciare indietro, per obliare. Montieri, con questa raccolta di poesie, ci dona un caleidoscopio di sentimenti, una immersione nella nostra infanzia, un lungo viaggio sentimentale che attraversa Napoli, la sua immensa provincia, l'Italia, il Mondo. 

Nove capitoli, ognuno con la sua ragione di essere, a partire da un sublime neologismo "Chitammore", che reinventa e nobilita un epiteto nostrano. "Ma poi la vede così bella toglie 'e muorte e mette ammore", per poi passare ad "Avremo cura" ("mi farei portare da te a trovare la magia, i tuoi occhi davanti"). Segue "(Sud) in caso di morte", dove troviamo la poesia che dà il titolo al libro, una maestosa metafora calcistica "un altro ha ancora su la maglia aspetta il lancio in verticale, la svolta, ma non ci sono piedi buoni".

Ma anche un dolce ricordo di una figura che ha segnato i primi anni delle nostre vite "per esempio mia nonna Sorrideva, non moriva". In "Futuro semplice" l'autore ci ricorda che la linea retta non fa per noi del Sud (sacrosanta verità) "Coltiviamo speranze in curva non avendo mestiere per i rettilinei". In "Turisti americani", Montieri dedica un pensiero ad alcuni autori delle Americhe, associando ognuno di essi ad un luogo popolare di Partenope.

Invece, nel capitolo più amaro, si immagina una delle nostre Città del napoletano come una novella Hamelin infestata dai ratti, nell'attesa di un pifferaio magico, avendo come arma la "letteratura contro la fogna, ogni libro come un flauto". Indi, un dolce ricordo di un bellissimo gol di Maradona a Milano "la palla radiocomandata si è incollata al petto sulla maglia bianca per il tempo di una vita intera". Infine, il trauma del terremoto in "Quando imparammo a tremare 23 novembre 1980", nel momento della storia in cui abbiamo "imparato a stare in equilibrio su luoghi fragili, tenendoci per mano". 

Insomma, un libro che guarda al futuro, come dice Montieri, ma con uno sguardo al nostro passato, ai nostri sogni in dialetto, al moto incessante che ci ha portato oggi a farci coccolare da parole che ci giungono come "carezza inattesa".

Ampi margini versi per raccontare i nostri sogni in dialetto 1

Il libro

I versi di Ampi margini raccontano di Sud, di adolescenza, di affetti, di cose che non si dimenticano, di morte, di infanzia, di posti in cui era vietato sognare. Sono testi che hanno a che fare con i ritorni: come si ritorna, come si riconosce il luogo, come si fa pace con i nostri passati. Poesie che tentano qualche domanda senza trovare risposta. Gianni Montieri porta a termine un lavoro e un viaggio, dalla periferia di Napoli a quella di San Paolo, passando da Milano, attraversando il muro di Berlino fino all'acqua di Venezia, e nel vagone prende posto il perdono e si conversa dell'aver cura di tutto, di ciò che è stato, di ciò che abbiamo imparato, di ciò che abbiamo perduto, di chi si ama, dei giorni a venire. "C'erano ampi margini, confini" apre un verso e indica la strada, il confine tra dolore e felicità è sottile, "come la linea di candele accese / rosario che divide la vita dalla morte".

L’autore

Gianni Montieri è nato a Giugliano, provincia di Napoli nel 1971. Dopo aver vissuto per molti anni a Milano, adesso vive a Venezia. Ha pubblicato 4 libri di poesia: Ampi margini, (Liberaria, marzo 2022) Le Cose imperfette (Liberaria, 2019) Avremo cura (Zona, 2014) e Futuro semplice (2010). A ottobre 2021 è uscito Andrés Iniesta, come una danza (66thand2nd).

Dario Bello

Author: Redazione

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