Mercoledì, 13 Novembre 2024

Patrizio Rispo: “Mi piego ma non mi spezzo”

Volto storico di Un Posto Al Sole, Patrizio Rispo da circa 26 anni interpreta Raffaele Giordano, il portiere, cuoco, consigliere (e tanto altro) di Palazzo Palladini. L’attore napoletano, reduce dal recital “Il sogno di Burney” al Napoli Teatro Festival, ci parla del suo personaggio, ultimamente alle prese con una serie di eventi che gli sconvolgono un po’ l’esistenza.

E sulle voci che girano sul suo conto (tra cui quelle che lo vorrebbero “in pensione” dal set, per lasciare spazio a un altro attore), ironizza: “Tutta pubblicità, pubblicità non voluta, ma pur sempre pubblicità”. 

Un turbine di eventi sta sconvolgendo la “tranquilla quotidianità” di Raffaele, a partire dalle scosse sentimentali, dopo la comparsa di Elvira.

Raffaele viene da un momento di grande insicurezza con Ornella, in cui aveva un po’ messo in discussione le sue certezze perché si sentiva messo da parte, trascurato, lui che è abituato a darsi in maniera totalizzante e a vivere pienamente il rapporto d’amore. In questa situazione Elvira, a cui è legato da un profondo rapporto di stima, ha trovato spazio ma poi Raffaele si è accorto di quello che stava succedendo e ha posto un freno prima che fosse troppo tardi.

C’è un altro problema che attanaglia ora Raffaele: a distanza di molti anni dalla morte di Rita, deve fare i conti di nuovo con la camorra, con la vicenda che coinvolge Eugenio Nicotera.

Sì, si tratta di una situazione drammatica, non solo in sé perché Raffaele con la sua famiglia è minacciato pesantemente, ma anche perché lui già vissuto un fatto tragico con la perdita di Rita. Ora è come se rivivesse quella situazione, prendono il sopravvento i ricordi, le paure, si trova a vivere una situazione molto difficile. 

Ma Raffaele alla fine ne uscirà vincitore?

Ma non lo sappiamo neanche noi, io affronto tutto con stupore, proprio come chi ci guarda da casa, ma ci saranno senz’altro colpi di scena che spiazzeranno tutti.

Che sfida rappresenta questa nuova fase di Raffaele in termini interpretativi?

Finalmente affronto una storia in cui ho dovuto impegnarmi a studiare le varie fasi, ma dovevo stare attento a dosare bene le reazioni per non buttarla solo sul piagnisteo. Da attore mi ha stimolato molto tutto questo.

Cosa ci dice delle voci che girano sul tuo conto periodicamente (come il fatto che sta per lasciare il set)?

Una pubblicità non voluta ma pur sempre pubblicità; il guaio è stato che ho dovuto rassicurare tutti, colleghi e fan. Non vado in pensione, nessuno mi sostituisce, come diceva qualcuno, mi piego ma non mi spezzo come le canne al vento.

Dopo 26 anni, che bilancio trae da questa avventura “quotidiana”?

Un Posto Al Sole mi ha dato tantissimo, anzitutto la libertà di fare questo lavoro lavorando 300 giorni all’anno, che per un artista è una cosa molto rara, è un po’ come aver vinto alla lotteria. La nostra è un’isola felice, una serialità che sa suonare corde diversissime: con Raffaelle ho raccontato tanti personaggi in uno. Sono stato fortunato, l’unico rammarico è quello di non aver inseguito il grande sogno del cinema, ma sono molto riconoscente a questo prodotto che mi ha dato popolarità e un impagabile affetto, rappresentando anche un “indotto” per tante altre cose.

Come si trova con i big ma anche con le new entry come Giusi Cataldo?

Abbiamo la fortuna che qui arrivano tutti colleghi in gamba, io so come accoglierli, lo faccio nello spirito della “famiglia Giordano”, siamo jazzisti, sappiamo far suonare tutti gli strumenti; anche con Giusi ci siamo trovati benissimo.

Un Posto Al Sole ha trattato in questi anni tanti argomenti sociali, tra cui la camorra, come oggi dimostra la sua storia. Quanto crede sia importante portare questi temi sul piccolo schermo?

È fondamentale, siamo seguitissimi ad esempio in tutte le carceri, far vedere le conseguenze di certe azioni deplorevoli significa arrivare anche a loro, cercare di fargli passare una mano sulla coscienza. Raccontiamo anche cose drammatiche ma il segno è sempre positivo, perché siamo da esempio.

Ci sono altri progetti artistici in cui è impegnato?

Venerdì scorso ho terminato il recital “Il sogno di Burney”, dedicato a questo musicologo e violoncellista, insieme alla grande Raffaella Ambrosino. Spero di portare questo spettacolo anche a Londra più in là. 

C’è un altro tema sociale a lei caro?

Ce ne sono tanti, ma gli sceneggiatori sono avanti, abbiamo già trattato temi come la donazione di sangue, la violenza di genere, i rifiuti, loro sono bravi nel fare il loro mestiere, io sono sempre contento di raccontare questi argomenti presenti, in un modo o nell’altro, nelle nostre storie.

Se proprio dovessi scegliere ora, ci sarebbe da condannare questa guerra, sarebbe bello portare in scena il tema della pace.

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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