Sabato, 18 Maggio 2024

Sub Terra, ceramiche dal mondo al Museo dell’Acqua di Napoli

Memoria e materia: quanto l’una è imprescindibile dall’altra? “Sub Terra. L’Impronta dell’acqua” è la mostra collettiva che dal 7 dicembre 2023, presso Lapis Museum – Museo dell’Acqua Napoli, avrà il compito non facile di trattare questo argomento attraverso un medium artistico fragile e al tempo stesso antichissimo: la ceramica.

L’esposizione, organizzata dall’associazione culturale Pietrasanta ETS in collaborazione con l’associazione di ceramiste Pandora, a cura di Raffaele Iovine, Anna Rita Fasano e Mauro Improta, abiterà un luogo suggestivo ma non certo “facile” come quello del Lapis Museum-Museo dell’Acqua di Napoli, il primo museo dell’acqua del Sud Italia entrato a far parte della Global Network of Water Museums, la rete Unesco dei Musei.

Ne parla uno dei curatori, l’architetto Mauro Improta.

Come nasce l’idea di questa mostra?

L’idea parte dalla materia e alla materia ritorna. Acqua e terra, sono gli elementi che compongono sia le opere che il luogo che le contiene. Il Museo dell’Acqua è un posto non progettato dall’uomo ma di cui l’uomo si è avvalso tanto: come acquedotto, per ricavarne tufo, per proteggersi dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. È un luogo ancestrale pieno di memoria.

In esposizione ci sono le opere di ceramisti provenienti da tutto il mondo. Quale criterio ha utilizzato per selezionarli?

Il tema è centrale: tutte le opere hanno una forte attinenza con le profondità terrestri e con l’elemento acquatico. La storia del “viaggio” che queste ceramiche hanno affrontato – alcune lo sono ancora  – è molto interessante: le opere provenienti dall’Iran hanno attraversato il Paese per giungere in Turchia, in Bulgaria, in Croazia e raggiungere finalmente l’Italia. Il supporto dell’associazione Pandora – composta da una rete internazionale di oltre 500 ceramiste – è stato essenziale per la riuscita del progetto.

Fra gli artisti che hanno aderito all’iniziativa, le donne sono in netta prevalenza. Quanto è importante oggi creare un canale espressivo al femminile multiculturale?

Fondamentale. Alcune artiste, come quelle iraniane, vengono da Paesi in cui non hanno libertà di espressione. E anche nei Paesi occidentali in cui c’è “emancipazione” assistiamo quasi inermi a fatti di cronaca in cui, ogni giorno, viene aggiornato il bollettino delle vittime di femminicidio. Questa mostra unisce in un dialogo artistico le “voci” di tutte le donne fino a farle diventare un coro, un’unica, potente voce capace di rompere anche la barriera delle profondità terrestri. Fra l’altro sono anche le più sensibili nell’affrontare i temi della sostenibilità e dell’emergenza ecologica.

Un luogo suggestivo ma in cui non è facile installare opere d’arte. Come ha affrontato, se le ha affrontate, le difficoltà tecniche nell’ideazione del progetto allestitivo?

Ho rispettato il luogo, la sua carica emotiva. Le opere saranno esposte in un percorso, in dialogo fra loro e illuminate nel modo giusto. Siamo ancora in una fase di work in progress, affronteremo gli ostacoli in modo empirico, uno alla volta. In questo la proverbiale “arte di arrangiarsi” napoletana sarà un valore aggiunto.

La mostra “Sub Terra. L’Impronta dell’acqua” è composta da opere di  Antonio vestita, Deborah Ciolli, Dorna Abyak, Ehsan Shayegh, HyunKyung Yoon, Kazhal Fakhri, Karin Putsch-Grassi, Lise Jégat Zambelli, Lucia Vecchiarelli, Martina Buzio, Lirta Morigi, Niyaz Azadikhah, Paola Ramondini, Robbie Mazzaro, Shohreh Haghighi. A cura di Raffaele Iovine, Anna Rita fasano e Mauro Improta, sarà inaugurata giovedì 7 dicembre 2023 alle ore 18 presso il  Lapis Luseum – Museo dell’Acqua Napoli (Piazzetta Pietrasanta, Napoli) e sarà visitabile fino al  10 febbraio 2024. Per info e prenotazioni 081 19230565.

 

Author: nuovoeditore

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