Venerdì, 19 Aprile 2024

Ad personam_RESeat: un evento artistico rivoluzionario

Nel cuore di Napoli, a Spazio di Arte_Pagina 22, c’è una vera e propria fucine di idee a Corso Umberto I, 293. In questo spazio voluto e curato nei minimi dettagli da Rita Esposito e Daniele Galdiero, architetti e artisti, coppia nella vita e nell’arte, ti capita di incontrare qualcosa di veramente nuovo: visioni, direzioni, strade e idee per il mondo di domani.

Come per “Ad personam_RESeat”, un evento artistico rivoluzionario di Daniele Galdiero, la cui comunicazione è stata curata dalla compagna Rita, e conclusosi il 31 gennaio scorso.

Mostra? Riduttivo definirla in questo modo. Innanzitutto è un’esperienza, unica, personale e creativa che componi tu, ispirata dalle incredibili fotografie di Daniele Galdiero.

Daniele ti porta nello studio poi ti consegna una serie di fotografie così come sono state assemblate dal fruitore precedente, cioè da colui che ha partecipato all’esperienza prima di te. Poi sei da solo nella stanza, con l’illuminazione che tu scegli, nel tempo che tu determini. Sei solo tu e alcune immagini, in attesa che quelle immagini davanti a te si svelino.

E il miracolo accade. Guardi le fotografie che raccontano qualcosa di particolare. Mostrano un mondo in disuso, cioè i sedili vuoti che animavano il vecchio stadio San Paolo, colti nel loro stato di abbandono, senza più vita, con i segni del tempo addosso, le crepe, l’usura. Sono lì pronti per essere rimossi, mandati allo scasso, oggetti che conservano memoria, che sussurrano di un mondo che non c’è più, che conservano emozioni e abbracci, parole sospese e perdute, materiale che non è amorfo pur colto nel suo essere senza più viva, oggetto disperato e disperante intriso della carica struggente del vuoto, oggetto metropolitano senza più soggetto che racconta l’abbandono, e forse il degrado di una società che si rifiuta di elaborare il lutto, che evita la fine delle cose e che conserva gelosa in uno scrigno il tabù della morte.

Davanti alla fotografie spetta a te fruitore dell’opera d’arte creare un nuovo filo, uno spiraglio, guidato dalle tue emozioni; ti vengono date in mano le chiavi per cercare una nuova direzione, un nuovo disegno che racconti il possibile raccogliendo il testimone fecondo del passato.

Ma il passato è luce o nostalgia?

Recalcati nel suo ultimo libro “La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia”, sembra tracciare come Ad personam-RESeat una nuova direzione… Si interroga se possa esserci luce nel passato, e se la memoria si possa leggere come un’eredità della vita stessa.

C’è una nostalgia che impedisce di andare avanti e accade quando siamo ancora attaccati a ciò che ormai è finito, ed è l’esperienza del tempo lineare dove tutto inizia e muore eternamente, e c’è una nostalgia feconda che contiene i semi del domani, esperienza di un tempo circolare dove niente muore in assoluto ma tutto si trasforma e cambia, e accade quando ciò che si è perso non si percepisce come “morto” ma come generatore di altre forme di vita, di energia, di possibilità creative, in una continuità oltre il tempo e lo spazio comuni.

È la luce delle stelle morte, così la chiama Recalcati, che può guidare il cammino del futuro.

Dove il vuoto non è più vuoto mancante ma spazio infinito.

Così capita che guardando le fotografie di Ad Personam_RESeat un fiotto di commozione ti pervada, capita che quelle foto ti raccontino una storia e tu senza cercare a tutti i costi di capire ti muovi nello spazio, guidato da qualcosa che ti attraversa ed è oltre te e sembra suggerirti una visione.

Componi, sciogli poi ricomponi.

Ad esempio a me è capitato di posizionare le fotografie creando una sorta di pieno e vuoto, le panchine colte in assemblaggio e la panca solitaria, mentre le foto prendevano spazio e chiedevano come i personaggi di una immaginaria storia di essere posizionate per terra o sulla sedia, o davanti allo schermo dei computer spenti a farsi immagini virtuali, poi si sono vestite di persone nuove che ancora non erano arrivate e hanno disegnato un simbolo, la croce della verticalità e poi una scala verde verso l’infinito, nello spazio riflesso del vetro che svelava il sottostante in un gioco di rimandi continui, di pieno e vuoto, di Yin e Yang.

Ma è stata la mia esperienza, non ripetibile e pari ad uno spicchio stretto di infinito che mi ha portato a pensare quali esperienze altre, di altri fruitori si sarebbero aggiunte alla mia, curiosa di quel disegno nuovo che si sarebbe fatto strada tassello per tassello.

Ad personam.

Una mostra interattiva che sembra suggerire un metodo, la chiave preziosa dell’individualità nella percezione collettiva, il contributo unico e fondamentale solo tuo, non sostituibile, non giudicabile. Un metodo per uscire dalla stretta dimensione binaria e dicotomica del sì/no, del pollice up and down in cui come cultura siamo precipitati. La cultura iper semplificata del virtuale, del tecnicismo esasperato, dell’uomo robotico, della ricetta e della risposta fissa.

L’Arte con la mostra di Daniele Galdiero ritorna ad essere Arte, territorio della domanda senza risposta, dell’individualità creativa, dell’integrazione.

Dove il vuoto non è più vuoto come perdita di cui aver timore, ma diventa Spazio del possibile da esplorare hic et nunc.

Come ogni autentica arte da sempre racconta.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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