Venerdì, 13 Dicembre 2024

Kingdom: in scena l’homo homini lupus

Trasformare il palcoscenico in un microcosmo della sopraffazione, per mettere in scena lo spaesamento dell’uomo di fronte a se stesso e a un mondo in perenne conflitto. È una tragedia moderna, quella portata al Politeama di Napoli dall’artista belga Anne-Cécile Vandalem con la piéce “Kingdom” che ha debuttato in Italia per il Campania Teatro Festival (in replica lunedì 19 giugno 2023 alle 21).

Uno spettacolo di straordinaria efficacia visiva, dove Vandalem, che lo ha scritto e lo dirige in collaborazione con Das Fraulein (Kompanie) usa anche la telecamera per rendere più intenso il racconto dell’homo homini lupus e di un’umanità dove prevalgono l’istinto di sopravvivenza e di prevaricazione. Sul palco è ricostruito un ambiente rupestre, con case di legno che rimandano ai rifugi boschivi, alberi che vogliono alludere a una foresta e cani veri in scena. La videocamera costruisce un racconto nel racconto, mettendo in risalto espressioni, dialoghi, emozioni e contrasti. Quello che sembra il ritorno a una vita selvaggia di una famiglia che cerca la pace e l’armonia vivendo in maniera semplice e lontano dalla modernità, si rivela essere invece l’eterno ripetersi di una guerra che è, innanzitutto, dentro di noi, nella natura umana. Il “nonno”, autoproclamatosi re di questo piccolo regno fatto di alberi, di anatre selvatiche, di acqua sorgiva, è un personaggio ambiguo, che non riesce a tenere in equilibrio la convivenza tra la sua famiglia e la nuova società in cui l’ha portata. Uno steccato la divide infatti dai “vicini”, invisibili nemici che fanno combutta con bracconieri senza scrupoli, invasori di questo Eden mancato, con elicotteri, armi, cacce, vendette. La legge del taglione regola ogni cosa, anche i piccoli dispetti tra i bambini (uno di loro ruba un pezzo di legno alla sorellina, lei viene autorizzata dalla madre a chiedere in cambio ciò a cui lui tiene di più, che in questo caso è un cappellino) fino alla guerra per la terra divisa a metà. Nessuna comunità, grande e piccola che sia, sembra dirci la regista-sceneggiatrice, è immune dai pericoli dell’egoismo, una sorta di peccato originale insito nello stato di natura così come il vedere nel prossimo un nemico. Un concetto oggi quanto mai attuale, in un mondo attraversato da conflitti sanguinari dove sembra predominare il diritto di ciascuno su ogni cosa, la spinta alla sopraffazione della natura umana. La storia è quella raccontata nel docufilm “Braguino” di Clément Cogitore (2017) con qualche variazioni: lì si era nella taiga siberiana dove due famiglie si trasferiscono per vivere lontano dai mali della società contemporanea e in armonia con la natura, e si passa dall’utopia alla nascita del conflitto. Qui ci si concentra su un nucleo familiare solo – l’altro esiste attraverso le parole del primo – e protagonisti risultano di origine europea, essendo gli attori belgi. Un ruolo fondamentale, in quella che è, a tutti gli effetti, una favola epica, ce l’hanno i bambini, che osservano il loro mondo scomparire e in qualche modo si ribellano a un destino che non è scritto da loro.

Lo spettacolo procede con un climax crescente di tensione, fino alla narrazione finale di ciò che non si vede, una sorta di catarsi che smentisce qualsiasi tentativo di imbalsamare il tempo (e lo spazio) fuori dal mondo.

Kingdom rappresenta la nostra società, il dilemma della scelta, l’ipotesi che una piccola speranza ancora ci sia.

Un grande esordio nella sezione “internazionale” del Campania Teatro Festival, da non perdere.

Kingdom in scena lhomo homini lupus 1

Ida Palisi
Author: Ida Palisi
Giornalista professionista, esperta di comunicazione sociale, dirige l’Ufficio Comunicazione Gesco. Collabora con il Corriere del Mezzogiorno per le pagine della Cultura.

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