Lunedì, 29 Aprile 2024

Buon Natale con Eduardo

Eduardo conosceva bene la napoletanità del Natale.

Al punto da scriverci una delle sue opere più belle, “Natale in casa Cupiello” dove tra ironia e lacrime si racconta il Natale di una delle famiglie della Napoli degli anni Trenta, ritraendo con accuratezza quei riti festivi che si celebrano nella città partenopea.

Uno fra tutti “il presepe”. Chi si dimentica infatti della frase tormentone di Lucariello, il protagonista, “Te piace ‘o presepe” che ci accompagna per tutta l’opera a sottolineare la ritualità dell’allestimento artistico della natività, caratteristica di Napoli al punto da attrarre turisti da tutte le parti del mondo che arrivano in città di questi tempi per vedere l’arte dei presepi, esposta nella caratteristica via di San Gregorio Armeno?

Napoli è il Natale.

E il Natale è Napoli.

Perché in nessun posto come qui si ritorna indietro nel tempo, alla vecchia tradizione del Natale, e d’altronde Napoli rinasce sempre come il Bambinello dai suoi dolori.

Ma cosa è cambiato oggi?

Come vive questa città il Natale?

Viviamo tempi veloci, tempi virtuali di social, dove sembra che non ci sia più spazio neanche per un sorriso o un augurio, tempi dove sembra che la festività sacra abbia perso il suo spirito e sia diventata una corsa al consumo e all’acquisto, dove si fa la fila per comprare panettoni e leccornie ma sembra si sia smarrito il senso profondo della celebrazione di quella parte immortale che vive in ciascuno di noi, la parte erotica per eccellenza, fatta di spirito vitale e di spinta d’amore alla vita, il Bambino interiore che insegna a rapportarsi con la sua natura incontaminata e spaziosa alle cose, senza preconcetti, giudizi e pregiudizi.

Ma questa città profondamente viva, è da sempre connessa al Bambino interiore, a quella parte essenziale, dove si uniscono gli opposti e dove si celebra l’unità tra gli uomini.

Attraversando lo Spaccanapoli per arrivare a San Gregorio, sembra infatti proprio di attraversare il punto di confine tra sacro e profano. Quel punto di convergenza che richiama la natura femminile ci porta lì dove il Bambino nasce, nelle viscere della città, dove la natività si fa arte e presepe e luci che accolgono.

Gesù nasce qui, nel cuore di Spaccanapoli, e nelle case napoletane è ancora vivo il Natale di un tempo, quello dove si riunivano tutti attorno al presepe come in “Natale in casa Cupiello”, dove la sera della Vigilia si mangia il capitone come nei film di De Crescenzo, dove la tavola imbandita è aperta a tutti, amici, parenti, vicini di casa, e dopo cena si aspetta la tombola, magari scostumata.

E sembra di vederlo anche oggi Lucariello su quel letto dove si trova alla fine dell’opera e dove morente cerca di ricomporre i fili, di unire le mani di Ninuccia e di Vittorio (che Luca crede sia Nicolino), per intrecciare di nuovo amore. Amore tra gli amanti, amore in famiglia, amore tra le persone che sono intervenute lì e aspettano, amore con Concetta, che Lucariello chiama ironicamente la rovina della famiglia, amore tra Nennillo e zio Pasqualino.

Sembra di vederlo ancora oggi Lucariello/Eduardo che porta l’amore, la pace in terra tra gli uomini di buona volontà, il fulcro del Natale napoletano di un tempo, in questo nostro mondo carente di amore. Dove sembra sempre che manchi qualcosa e che ognuno abbia sempre da dire e da ridire. E dove non c’è spazio per un po’ di dolcezza, un po’ di empatia.

Buon Natale a tutti.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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