Come si dice a Napoli, Meglio cap’alice ca’ coda ‘e cefaro, tradotto meglio essere la testa di un piccolo pesce che la coda di un grande pesce: in altre parole, è preferibile avere qualcosa di piccolo ma di tuo piuttosto che avere un ruolo importante in qualcosa di grande su cui non hai alcun potere.
Food&Wine
Un posto in cui si incontrano contaminandosi cibo, cultura e arte: Januarius, nome latino che sta per Gennaro, è molto più di un semplice ristorante. Questo locale, che si trova a Napoli in pieno centro storico, celebra da un lato il culto del cibo, dall’altro il culto del nostro santo patrono: nel primo caso, lo fa ospitando al suo interno, oltre alla cucina anche una bottega con i prodotti di altissima qualità che serve (è il primo esempio in città di “risto-bottega”); nel secondo caso, esponendo nei suoi spazi forse la collezione di oggetti d’arte più completa che sia mai stata dedicata a San Gennaro.
“Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo”, diceva la canzone. Nel nostro caso, i quattro amici sono napoletani e accomunati da una grande passione per i viaggi; e quello che vogliono cambiare è il concept di food. Loro sono Luca Varriale, Antonio Ippolito, Giovanni Conturso e Carmine Ferrara, e, dopo tanto peregrinare in giro per il mondo (Antonio in realtà vive a Ibiza), decidono di mettersi insieme e creare un ristorante che vada oltre i confini strettamente intesi.
La bollicina sta bene con tutto. È un po’ questo il motto di Pasquale Iorio, appassionato di vini e proprietario dell’Enoteca Iorio di Afragola (via Giovanni Amendola 219), specializzata nella vendita di food e beverage, con all’attivo circa 100 etichette provenienti prevalentemente da piccole cantine italiane e francesi.
Dalla foresta di Lima alla Riviera di Chiaia. È questo il viaggio, non solo metaforico, che ha fatto Nancy Giovanna Vasquez Bautista, titolare di Kjolle, il primo, e ad oggi unico, ristorante peruviano di Napoli.