Giovedì, 02 Maggio 2024

Daniela. Io, nata prematura, vivo anche per quella bambina che non ce l’ha fatta

Daniela ha un visino tondo tondo, come una piccola mela annurca. Si nasconde dietro gli occhiali dalle lenti spesse, che danno al suo sguardo un’aria sempre un po’ stupita. “Questi fondi di bottiglia sono la mia vista, i miei occhi non hanno avuto il tempo di sviluppare come avrebbero dovuto” dice sorridendo.

Nessuno direbbe che questa giovane donna così gracile sia in realtà una vera combattente. La sua esistenza è infatti iniziata troppo presto, in una fredda domenica di dicembre di ventitre anni fa quando sua mamma Annalisa, incinta alla 35esima settimana, inizia ad avere forti dolori addominali.  Annalisa corre in ospedale, consapevole che sia troppo presto per partorire. Una visita rapida conferma fin da subito che nulla si può fare per bloccare il meccanismo del parto, ormai avviato: Daniela nascerà in quello stesso giorno.

“Conosco la storia della mia nascita e dei mesi che seguirono come se l’avessi vissuta da spettatrice. È spesso nei racconti dei miei genitori che ne narrano i particolari come si fa con un fatto di cronaca. Alla mia storia è fortemente legata quella di Marta”prosegue Daniela. Marta è stata per tre settimane la sua vicina di incubatrice. Nata il giorno prima di Daniela era, come lei, fortemente prematura. “Marta ed io lottavamo insieme fra la vita e la morte: io tentando di superare un’infezione intestinale, lei cercando di metter su peso per poter essere operata al cuore”. Nella grande sala della TIN, nel silenzio rotto solo dai bip-bip delle macchine per il monitoraggio dei supporti vitali, Annalisa conosce Federica, la mamma di Marta, e fra loro nasce fin da subito un’amicizia speciale. “Nelle lunghe ore di attesa si facevano forza a vicenda. L’una sapeva esattamente cosa provava l’altra. Si erano promesse che, una volta uscite dall’ospedale, sarebbero rimaste in contatto e noi saremmo cresciute come sorelle” racconta Daniela.

La promessa non sarebbe stata mantenuta: i destini delle due bambine si sarebbero infatti separati 24 giorni dopo la loro nascita. Mentre Daniela rispondeva bene alle terapie e si rafforzava, le condizioni di Marta si aggravavano. Il suo cuoricino smetterà di battere il 7 gennaio del 2001.

“Mia madre seppe della morte di Marta la mattina successiva, arrivando in ospedale. Non vide né sentì mai più Federica. Non ha mai avuto il coraggio di contattarla. Qualche anno fa trovammo il suo profilo su Facebook. Ha avuto altri due figli. C’è una foto molto bella in cui sorride con loro davanti ad una torta, in un’altra sono al mare. Sembrano felici”.

Sebbene Marta sia vissuta per pochi giorni e il “Periodo della TIN” resti per la mamma di Daniela un ricordo angoscioso e doloroso, la bambina è ancora oggi presente nella vita di Annalisa e Daniela. “Mia madre ed io siamo credenti, consideriamo Marta il nostro angelo custode” dice Daniela. Tira su la maglietta e mostra il polso. Un piccolo tatuaggio fa capolino sotto i ciondoli del braccialetto Pandora. C’è scritto Marta, con la “a” finale che termina in una piccola farfalla. “Sono rimasta tre mesi in ospedale e continuo ad avere una salute cagionevole. Ma non mi lamento e affronto tutte le avversità con il sorriso. In fondo ho un compito importante: quello di vivere per due”.

Chiara Reale
Author: Chiara Reale
Si occupa di promozione, strategia di comunicazione e management nel settore arte e cultura. Cura mostre di arte contemporanea ed eventi culturali.

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