“L’ultima nomade”, romanzo d’esordio di Shugri Said Salh, è un memoir che copre la distanza tra due continenti e un arco temporale di circa quarant’anni: dall’infanzia e l’adolescenza in Somalia (“la nazione dei poeti e dei cantastorie”), sua terra natia (“sono l’unica custode delle storie della mia famiglia e vorrei portarvi tutti attorno al fuoco e nel mio mondo”), alla travagliata fuga dal paese in seguito allo scoppio della guerra civile sul finire degli anni Ottanta, fino all’arrivo in Nord America con un visto da rifugiata (“forse la falsa convinzione più grande che avevo era che, in Nord America, non esistesse la povertà”).
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